L’illusione del protezionismo: chi difende davvero chi?
di Pietro Bucolìa – Consulente finanziario
Consulente finanziario e narratore economico
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Dazi, PIL in calo, oro ai massimi, famiglie sotto pressione.
Le nuove tariffe annunciate da Trump rivelano chi pagherà davvero il conto: non le industrie, ma i consumatori. E tra loro, i più fragili.
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NELLA NOTTE DEI DAZI: COSA HA DECISO TRUMP
Nella notte del 2 aprile, il presidente Trump ha annunciato un pacchetto di dazi destinato a cambiare gli equilibri globali. In nome della “sovranità economica” e della “reciprocità”, gli Stati Uniti introdurranno:
• Una tariffa fissa del 10% su tutte le importazioni, a partire dal 5 aprile
• Una tariffa del 25% su tutte le auto importate, colpendo duramente l’industria europea
• Un dazio generale del 20% sulle merci provenienti dall’Unione Europea
• Una tariffa del 34% sulle importazioni dalla Cina
• Una tariffa del 24% sul Giappone
Non è solo una manovra economica: è un segnale geopolitico. Trump l’ha chiamata “Liberation Day”, ma per molti suona più come una nuova stagione di frizioni globali.
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L’ILLUSIONE DEL PROTEZIONISMO: CHI DIFENDE DAVVERO CHI?
L’Unione Europea ha risposto con fermezza, denunciando l’unilateralismo americano e preannunciando misure proporzionate. Dietro le dichiarazioni ufficiali, però, si prepara una vera e propria ritorsione commerciale, e la parola “guerra” — anche se economica — torna sulle scrivanie dei ministri.
Ma al di là delle trattative diplomatiche, una domanda resta inevasa: chi paga davvero il prezzo di queste scelte?
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“I dazi sono una tassa. Ma come tutte le tasse indirette, colpiscono di più chi ha meno.”
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IL DAZIO: UNA TASSA INVISIBILE, MA REGRESSIVA
Quando una merce importata viene colpita da un dazio, il prezzo finale aumenta. E non lo paga chi lo impone, ma chi lo acquista. Le famiglie con redditi più bassi — che destinano la maggior parte del proprio budget ai beni di prima necessità — subiscono l’impatto maggiore.
• Dazio doganale: tassa imposta sui beni provenienti dall’estero
• Regressiva: incide di più in proporzione sui redditi più bassi
• Indiretta: non si vede, ma si sente nei prezzi quotidiani
Così, il dazio diventa una tassa occulta, che grava sul carrello della spesa e sul bilancio domestico. Il contrario di una politica equa.
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IL PESO ECONOMICO: L’EUROPA RISCHIA DI PIÙ
Secondo ISPI e Kiel Institute, in uno scenario di ritorsione simmetrica:
• Il PIL della Germania potrebbe scendere di 0,8%
• Quello dell’Italia e della Francia di circa 0,6%
• Il PIL dell’UE complessivamente fino a 0,7%
Meno esportazioni, meno investimenti, meno potere d’acquisto. Un conto salato, in un momento in cui la crescita è già fragile e l’inflazione resta un’ombra latente.
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IL MERCATO AVEVA GIÀ CAPITO
Nei giorni precedenti l’annuncio, i segnali erano inequivocabili:
• Il Treasury a 10 anni è sceso in area 4,17%, segno di fuga verso la sicurezza
• Le opzioni sui Treasury hanno mostrato forte domanda di strumenti protettivi
• I derivati sul tasso SOFR hanno scontato tagli potenziali fino a 100 punti base
• L’oro ha sfondato i 3.150 dollari, segnando nuovi massimi storici
• Lo yen si è rafforzato, tornando valuta rifugio per eccellenza
Il messaggio implicito? Il mercato ha fiutato il rischio sistemico prima ancora che fosse annunciato ufficialmente.
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E ORA? PIÙ CHE UNA STRATEGIA DI PORTAFOGLIO, SERVE UNA VISIONE
Per affrontare un mondo dove le decisioni politiche possono ribaltare gli scenari macro in poche ore, serve più di una semplice diversificazione: serve un pensiero strategico, una guida, un criterio.
Perché ogni portafoglio è una storia. E ogni scelta di investimento, oggi, è anche una scelta etica e culturale, tra paura e consapevolezza, tra improvvisazione e metodo.
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“La storia ci insegna che le scelte politiche più rumorose sono spesso quelle che generano le ingiustizie più silenziose.”
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Vuoi proteggere davvero il tuo risparmio? Vuoi capire come reagire — con lucidità e responsabilità — a un mondo che cambia?
Parliamone. Perché ogni scelta economica è anche una scelta di giustizia.
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