Un dibattito che richiede serietà, rispetto e un impegno per le cure palliative
🔹 di Pietro Bucolia – Presidente GióProtagonisti ODV
La recente approvazione della legge toscana sull’aiuto sanitario al suicidio medicalmente assistito ha riaperto un dibattito delicato e complesso, che riguarda la dignità della persona, la libertà di scelta e il ruolo dello Stato nella tutela della vita. La Toscana è la prima Regione italiana a intervenire su questo tema, pur essendo materia di competenza esclusiva della legge statale, come ribadito dalla Corte Costituzionale.
Tuttavia, la legge toscana solleva diverse criticità. Il suo iter è stato rapido e non ha garantito un confronto approfondito e condiviso. Inoltre, ha destinato risorse economiche sottraendole ai fondi per il sostegno alle disabilità, una scelta che pone interrogativi sulla reale priorità dell’assistenza ai più fragili. Per molti esperti, la normativa è inapplicabile e potrebbe essere impugnata, perché non fornisce indicazioni chiare sulle condizioni previste dalla sentenza 242/2019 della Consulta.
Il diritto alla vita e la necessità di un approccio responsabile
È fondamentale chiarire che la sentenza della Corte Costituzionale non ha introdotto un diritto al suicidio assistito, ma ha stabilito la non punibilità in alcuni casi specifici, escludendo qualsiasi forma di istigazione. La legge attuale già prevede che una persona malata possa interrompere le cure, ma ciò non significa lasciarla sola: la sanità ha il compito di garantire tutto il sostegno necessario affinché nessuno si senta abbandonato nella sofferenza.
L’accelerazione imposta dalla Regione Toscana potrebbe spingere il Parlamento ad approvare una legge nazionale. Il Senato sta lavorando su un testo che, si spera, sarà chiaro, rispettoso della sentenza della Consulta e incentrato sulla tutela della vita. È essenziale che non si cada in una visione individualistica e distorta della libertà, che rischia di mettere in secondo piano il dovere della comunità di prendersi cura di chi soffre.
Cure palliative e dignità fino all’ultimo respiro
Il vero banco di prova della civiltà di una società è la capacità di offrire cure adeguate a chi affronta la fase finale della vita. La legge 38/2020 sulle cure palliative prevede assistenza ospedaliera e domiciliare, ma la sua applicazione è ancora carente in molte parti d’Italia. Occorre investire di più su hospice e terapie del dolore, per evitare che la malattia spinga le persone a sentirsi un peso per gli altri e a considerare la morte come unica soluzione.
Papa Francesco ha sottolineato che su questi temi è necessario un confronto pacato e serio, senza polarizzazioni ideologiche. Il rispetto della vita e della dignità umana deve restare al centro di ogni decisione legislativa. No all’accanimento terapeutico, ma no anche all’abbandono.
Il dibattito sul fine vita deve essere affrontato con responsabilità, mettendo al primo posto la cura, la solidarietà e il valore della vita. Perché nessuno dovrebbe sentirsi solo nella sofferenza, e ogni persona merita di essere accompagnata con dignità fino all’ultimo respiro.