Previsioni apocalittiche, titoli in fuga, streghe di fine trimestre e una valuta che cade come un fulmine: benvenuti in un venerdì da dimenticare… o da decifrare.
Una settimana tra emozioni fuori controllo, scadenze tecniche, titoli in caduta e valute che fanno danni a migliaia di chilometri. Eppure, anche nel caos, c’è chi sceglie di restare lucido
di Pietro Bucolìa – Consulente finanziario e narratore economico
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Le streghe esistono (e si presentano quattro volte l’anno)
Nel mondo della finanza, il “quadruple witching” non è una leggenda, ma una scadenza. Tecnica, sì, ma non priva di effetti collaterali. Ogni tre mesi, opzioni e futures su azioni, indici ed ETF vanno in scadenza lo stesso giorno. Il risultato? Volumi alle stelle, portafogli da riposizionare in fretta e mercati che ondeggiano come una barca in tempesta.
Il 21 marzo era uno di quei giorni. E come spesso accade, ha trovato un mercato già stanco, nervoso e sovraccarico di tensioni geopolitiche, macroeconomiche ed emotive. E infatti…
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Europa, il solito passo incerto
Le borse europee hanno chiuso tutte in calo:
– Milano -0,39%
– Francoforte -0,47%
– Parigi -0,63%
– Londra -0,63%
– STOXX Europe 600 -0,60%
Milano, in particolare, ha ballato su un pavimento che scricchiolava da giorni:
– Nexi (-4,88%) ha fatto retromarcia dopo il rally del giorno prima,
– Leonardo (-3,27%) ha pagato l’incertezza sul progetto di difesa comune europeo,
– STM (-2,36%) ha subito l’uscita di scena di Maurizio Tamagnini.
La macroeconomia non ha aiutato: fiducia dei consumatori giù nell’Eurozona (-14,5), blocco del pacchetto munizioni per l’Ucraina, e i dazi minacciati da Trump in arrivo il 2 aprile. Risultato: più che un mercato, un campo minato.
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Wall Street? Cautamente depressa
Anche oltre oceano l’umore non era da festeggiamenti:
– S&P 500 -0,26%
– Dow Jones -0,01%
– Nasdaq +0,09%
A pesare non sono stati i numeri di oggi, ma le previsioni per domani.
Le guidance pubblicate da molte aziende sono sembrate più un avviso ai naviganti che un invito all’ottimismo:
– Nike (-4,76%) e FedEx (-8,10%) hanno tagliato le stime,
– Micron (-7,60%) ha allertato sul calo dei margini,
– Lennar (-3,55%) ha smorzato le aspettative sull’edilizia.
Chi ha sorpreso in positivo? Pochi:
– Luminar Technologies (+16,40%) e
– Super Micro Computer (+8,01%) sono state le eccezioni, come oasi in mezzo al deserto.
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Quando crolla una lira, tremano anche i giganti
Poi, come in ogni buon thriller finanziario, è arrivata la scena madre.
Il 19 marzo, a Istanbul, è stato arrestato Ekrem İmamoğlu, sindaco della città e principale rivale politico di Erdoğan.
Un evento politico, certo. Ma anche una bomba valutaria: la lira turca ha perso il 14,5% in un solo giorno, toccando il minimo storico di 42 lire per dollaro.
Una scossa così forte da far tremare ben oltre il Bosforo.
Dietro il crollo, c’è una delle leve più delicate del mercato globale: il carry trade.
Molti fondi hedge avevano preso in prestito dollari a tassi bassi per investirli in titoli turchi ad alto rendimento. Fino a quel momento, funzionava: rendimento stellare, rischio “sotto controllo”.
Poi la lira è caduta, e con lei l’equilibrio.
La valanga di margin call non si è fatta attendere: i fondi, messi alle strette, hanno dovuto liquidare in fretta.
E così, nel giro di ore, hanno venduto tutto: titoli in lira, ma anche azioni americane, bond europei, posizioni su valute emergenti.
Wall Street ha tremato — non per l’inflazione o per la Fed — ma perché un sindaco turco è finito in manette.
Il mondo è sempre più connesso, ma la razionalità, purtroppo, no.
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Gli investitori sono confusi. O forse solo onesti
Secondo l’ultimo sondaggio di Bank of America:
– il 63% prevede una crisi globale entro l’anno,
– ma il 64% si aspetta un “soft landing”,
– e solo l’11% teme una vera recessione.
Capito? Catastrofe sì, ma gentile. Un po’ come dire: “andrà tutto male, ma lo faremo con stile”.
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Il rischio non è perdere. È perdere la testa
Tutta questa confusione ha un prezzo. E non si misura solo in punti di spread.
Il vero rischio oggi è lasciarsi travolgere dal rumore, prendere decisioni impulsive, inseguire titoli che salgono o mollare tutto quando scendono.
Il mercato può essere razionale nel lungo periodo. Ma oggi, nel breve, è semplicemente… umano. Troppo umano.
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Cosa può fare davvero un investitore?
– Avere una strategia.
– Resistere all’istinto.
– Capire il proprio tempo.
– Farsi affiancare da chi il mercato lo osserva, non lo rincorre.
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Non è questione di fortuna. Ma di preparazione.
Come dice il Vangelo di Matteo:
“Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si prenderà cura di sé stesso.”
E anche in finanza, chi si prende cura di oggi, sarà pronto domani.
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