Dati migliori del previsto, rally inaspettato e hedge fund colti di sorpresa. I titoli tecnologici tornano a guidare il mercato, e stavolta i primi a crederci sono stati i piccoli investitori.
di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico
Sentiment ai minimi per gli hedge fund. E meno male.
Solo una settimana fa, nessuno avrebbe scommesso sul tech. Il settore era visto con estrema diffidenza, soprattutto da parte degli investitori professionali.
Bloomberg riportava senza mezzi termini:
“Il sentiment degli hedge fund verso il tech è tra i peggiori di sempre.”
Ma cosa significa?
In parole semplici: gli hedge fund – cioè i fondi speculativi che gestiscono grandi patrimoni – hanno scaricato le azioni tecnologiche. Molti hanno venduto tutto, altri hanno perfino scommesso sul ribasso.
In pratica, non credono che il settore possa riprendersi a breve.
Eppure è proprio qui che nasce l’opportunità: se il mercato rimbalza, saranno costretti a rincorrere i prezzi, spinti dalla paura di rimanere indietro. È la famosa FOMO – Fear Of Missing Out – che può trasformarsi in una miccia per il rialzo.
Nel frattempo, gli unici a comprare sui minimi sono stati i piccoli investitori retail. E oggi meritano tutto il rispetto: sono loro i primi a raccogliere i frutti di questo rally.
Istituzionali spiazzati: il rally costringerà ad entrare
I fondi long, quantitativi e sistematici risultano tutti sottopesati, soprattutto nei confronti dei Magnifici 7.
Se il rally continua, questi investitori – finora scettici – dovranno entrare, anche a prezzi più alti, alimentando la salita.
Una dinamica che ribalta il copione classico: saranno i retail a vendere in profitto agli istituzionali, non il contrario.
Le ragioni del rally: AI, geopolitica e trimestrali
Negli ultimi giorni si sono intrecciati diversi fattori:
- Trump ha smentito l’ipotesi di rimuovere Powell
- Riprendono i dialoghi commerciali con India e Cina
- Pechino ha annunciato un taglio dei dazi su beni USA
Ma soprattutto, è la reporting season a fare la differenza: molte trimestrali del settore tech stanno sorprendendo positivamente, dissolvendo i timori legati a un rallentamento dell’AI.
Alphabet guida il movimento: l’AI spinge il business
Alphabet (Google) ha pubblicato risultati ampiamente superiori alle attese:
- Ricavi (escluse revenue partner): 76,5 miliardi (vs 75,4 attesi)
- Utile per azione: 2,81 dollari (vs 2,01 stimati)
- Google Cloud: 2,18 miliardi di utile operativo (oltre 1,94 previsti)
- Ricavi da search advertising: 50,7 miliardi (sopra i 50,3 attesi)
Il dato più interessante? Per il secondo trimestre consecutivo, la domanda AI ha superato la capacità dei data center.
Per affrontare questa crescita, Alphabet ha incrementato i propri capex, ovvero i capital expenditures:
17,2 miliardi di dollari spesi in tre mesi per rafforzare data center, server, chip, reti e infrastrutture. In sostanza, sta investendo massicciamente nei “mattoni” del futuro digitale, costruendo oggi ciò che le servirà domani per reggere il peso dell’intelligenza artificiale.
AI Overviews e AI Mode: la nuova frontiera del motore di ricerca
L’innovazione di Alphabet non si limita all’hardware. Anche l’esperienza utente sta cambiando profondamente.
Con l’introduzione degli AI Overviews, Google mostra risposte sintetiche generate dall’AI direttamente sopra i risultati di ricerca tradizionali.
È una rivoluzione: l’utente non deve più cercare e cliccare, ma trova già una sintesi intelligente pronta da leggere.
E all’orizzonte si profila qualcosa di ancora più radicale: il cosiddetto AI Mode, ovvero un’interfaccia completamente guidata dall’AI, simile a una chat conversazionale.
Un’evoluzione che rende l’esperienza più veloce e interattiva, ma che solleva anche interrogativi sull’impatto sul traffico web: se le risposte arrivano subito, che futuro avrà il modello aperto del web?
Buyback da 70 miliardi: fiducia scritta coi numeri
Oltre agli investimenti e all’innovazione, Alphabet ha annunciato un’operazione finanziaria molto forte: un buyback da 70 miliardi di dollari.
In parole semplici, significa che l’azienda riacquisterà una parte delle proprie azioni in circolazione. Questo:
- aumenta il valore delle azioni rimaste,
- rafforza il controllo della società su se stessa,
- e soprattutto, comunica al mercato un messaggio chiaro di fiducia nel proprio futuro.
Insieme al rafforzamento del dividendo, il buyback diventa un segnale concreto che Alphabet non solo genera cassa, ma intende condividerne il valore con i suoi azionisti.
Tech batte old economy: il divario si allarga
Altri titoli tech in rally:
- Lam Research: forte domanda di chip AI
- ServiceNow: trimestrale brillante grazie all’AI
- Texas Instruments: guidance positiva
Al contrario, la vecchia economia fatica:
- Alaska Airlines e Southwest: ritirano la guidance
- American Airlines: perdita maggiore del previsto
- Chipotle, PepsiCo, P&G: tagliano stime per consumi deboli
- Dow Chemical: perdite e rischio chiusure in Europa
- Discover Financial: segnala attenzione alla qualità del credito
La frattura è netta: due economie a confronto
Da una parte, le aziende tech: agili, innovative, spinte dall’AI.
Dall’altra, le aziende tradizionali: margini compressi, domanda debole, sfide macroeconomiche.
La borsa sembra iniziare a premiare il nuovo motore dell’economia globale: l’intelligenza artificiale non è più una promessa, ma un driver concreto di business.
Il Nasdaq tornerà a brillare?
Forse sì.
Anche se la prudenza è d’obbligo, il comparto tecnologico potrebbe tornare a guidare i listini, con un Nasdaq che riprende la leadership sull’S&P 500.
Non sarebbe un evento inedito, ma un ritorno al copione che abbiamo già visto più volte.
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