INTEL E LA SCOMMESSA DELL’AI: COSTRUIRE IN CASA PER SFIDARE IL FUTURO

Intel cambia rotta e rilancia la sfida a Nvidia nel cuore della rivoluzione AI: dopo anni di acquisizioni inefficaci, scommette tutto su una strategia interna radicale e integrata.

di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico

Una storia di rincorse mancate

Nel grande romanzo dell’intelligenza artificiale, Intel ha giocato a lungo un ruolo da comprimaria. Colosso storico dell’ingegneria dei chip, ha osservato da bordo campo la salita al potere di Nvidia, regina incontrastata dei processori per il machine learning e oggi riferimento assoluto per chiunque voglia costruire modelli AI ad alte prestazioni.

Tra il 2016 e il 2019, Intel ha provato a entrare nel gioco acquistando startup promettenti come Movidius, Nervana, Habana Labs e Mobileye. Di queste, solo Mobileye – specializzata in guida autonoma – ha mantenuto rilevanza. Il resto non ha lasciato il segno.

Una nuova guida, una nuova visione

La svolta arriva nel 2025, con l’ingresso di Lip-Bu Tan alla guida di Intel. Ex CEO di Cadence, uomo di visione e strategia, Tan non promette magie ma un cambio di passo profondo. Durante la sua prima conferenza con gli analisti, ha dichiarato:

“Non si tratta di una soluzione rapida. Ma adotteremo un approccio olistico per ridefinire il nostro portafoglio e anticipare le esigenze emergenti dell’intelligenza artificiale.”

Intel cambia quindi filosofia: niente più acquisizioni multiple, niente più scorciatoie. L’obiettivo è costruire internamente i prodotti, i sistemi e i software necessari per diventare – anche nell’AI – una piattaforma di riferimento. Come? Integrando hardware, data center, interconnessioni, compilatori e supporto software in un’unica offerta coerente, come già fa Nvidia.

Un contesto molto più competitivo

Tan eredita però un terreno molto più difficile. Oggi, oltre a Nvidia, anche i big del cloud – come Amazon e Google – stanno sviluppando chip proprietari. I margini di penetrazione si sono ridotti. Come ha sottolineato l’analista Bob O’Donnell:

“Intel ha una lunga storia nello sviluppo interno di chip. Se riusciranno anche a offrire un supporto software convincente, potrebbero avere una chance. Ma è un grande ‘se’.”

Serve tempo, serve pazienza. E soprattutto serve una cultura progettuale rinnovata, capace di andare oltre la sola potenza di calcolo.

Perché questa storia parla anche a noi

Come consulente, vedo nella vicenda Intel una metafora efficace per ogni scelta strategica a lungo termine, anche nella gestione patrimoniale. Per anni l’azienda ha cercato scorciatoie: acquisizioni rapide, soluzioni esterne, integrazioni forzate. Ma alla fine, è tornata alla radice del proprio valore: la competenza ingegneristica, la capacità di costruire, l’intelligenza strategica.

Vale anche per noi: nella gestione dei capitali, come nella costruzione di un patrimonio familiare, non basta acquistare “pezzi” promettenti. Serve una visione integrata, un progetto coerente, una struttura robusta.

Costruire in casa, anche quando sembra più lento, è spesso la scelta più saggia.

Una lezione per investitori e costruttori

Intel non ha ancora vinto la sua scommessa. Ma ha finalmente scelto una direzione. E nel farlo, rilancia anche il valore del tempo lungo, della strategia interna e dell’identità industriale.

In un’epoca in cui tutto sembra potersi comprare, questa storia ci ricorda che alcune cose vanno progettate, costruite, pensate per durare.

Chiamami per una consulenza gratuita su come proteggere e far crescere i tuoi investimenti nell’era dell’intelligenza artificiale.

Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico

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