Come il populismo seduce gli operai mentre gli amici del tycoon incassano plusvalenze d’oro
di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico
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“La fede nella virtù del lavoro provoca grandi mali nel mondo moderno.”
Bertrand Russell, Elogio dell’ozio (1935)
Nel tempo dell’intelligenza artificiale e dei mercati digitali,
c’è ancora chi vende il sogno di riaccendere le fabbriche del passato.
E lo fa con una favola.
Una favola in cui il lupo si traveste da nonna,
promette protezione
e, nel frattempo…
divora futuro.
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Il sogno industriale in un mondo che è già altrove
Viviamo nell’era dei “Magnifici 7”: Apple, Microsoft, NVIDIA, Amazon, Meta, Tesla, Alphabet.
Non producono acciaio, ma infrastrutture invisibili. Intelligenza. Reti globali.
Eppure, nella narrazione populista,
torna il mito della fabbrica.
La saldatrice, l’elmetto, la paga sicura.
Ma quella fabbrica non c’è più.
E quella narrazione serve solo a tenere il consenso legato alla nostalgia.
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Gli amici del lupo: quando la politica diventa trading
Il lupo non è solo.
Ha i suoi compari.
Come nella favola di Pinocchio.
Mentre il popolo attende miracoli,
qualcun altro sa già dove scommettere.
Investimenti short.
Tweet sincronizzati.
Paura monetizzata.
Rubano valore ai fondi pensione.
E trasformano il disordine in dividendo.
Non è governo.
È profitto travestito da patriottismo.
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Dazi, minacce e destabilizzazione calcolata
I dazi non sono strategia.
Sono spettacolo.
Minacce, ritrattazioni, provocazioni.
La geopolitica si trasforma in palcoscenico.
E nel caos,
chi ha accesso alle leve fa cassa.
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Carbone e petrolio: il futuro che non vogliono lasciarci costruire
Nel racconto trumpiano,
il carbone torna a brillare.
Il petrolio torna eroico.
Ma il fossile non è rinascita:
è ritardo vestito da orgoglio.
Il mondo corre avanti:
verso energia pulita, reti intelligenti, mobilità sostenibile.
Ma Trump difende il passato.
Difende la rendita.
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La cattedrale che non c’è più
Un tempo, l’America era una cattedrale.
Imperfetta, ma fondata su pluralismo, cultura, responsabilità.
Oggi vendiamo cartoline sbiadite di quel sogno.
“Ci sarebbe nel mondo molta gioia di vivere, invece di nervi a pezzi, stanchezza e dispepsia.”
Bertrand Russell
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Ma altrove si costruisce il potere vero
Mentre quella cattedrale si sgretola,
i Magnifici 7 costruiscono il futuro.
Silenzioso. Digitale. Globale.
Trump invece propone acciaio arrugginito.
Non si governa con il passato.
E non si sfida la realtà con la nostalgia.
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Il gioco di Trump: distrarre, fidelizzare, incassare
Trump non governa per cambiare.
Governa per fidelizzare.
Tiene il pubblico incollato a una narrativa semplificata, divisiva, identitaria.
Ogni tweet è uno spot.
Ogni crisi è un business.
Il potere è il suo nuovo prodotto.
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Il potere: il nuovo business di Trump
Trump non cerca il potere per servire.
Lo cerca per occupare la scena, monetizzare il caos, rafforzare il brand.
E chi ancora crede alla favola industriale,
è solo un cliente fidelizzato.
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Questa è l’America?
È il tempo dell’esclusione dello straniero,
della legittimazione dei bruti,
della paura travestita da identità.
Questa è l’America?
Quella che abbiamo ammirato, studiato, imitato?
O è una maschera rovesciata, irriconoscibile?
Serve un sussulto della coscienza.
Un moto che si senta nei nostri corpi e nei nostri cuori.
Non per dividere.
Ma per ricordare chi siamo.
Per difendere la civiltà dalla sua stessa amnesia.
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E l’Occidente? E il Cristianesimo?
Che c’entra tutto questo con l’Occidente?
Con la sua storia, il suo spirito, il suo pensiero?
Niente.
L’Occidente autentico è pluralismo, coscienza, complessità.
Il Cristianesimo è ascolto, compassione, giustizia.
Quello che vediamo è la loro caricatura.
Il loro tradimento.
In nome di chi diciamo di rappresentare,
stiamo diventando irriconoscibili.
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Una chiamata alla coscienza
Se tutto questo ti interroga,
se qualcosa ti si muove dentro —
non restare fermo.
In un tempo di verità manipolata,
di paura monetizzata,
di coscienza anestetizzata…
Pensare è già resistere.
Parlare è già costruire.
Agire è già ricominciare.
Serve uno sguardo più lucido.
Una parola più giusta.
Una scelta più responsabile.
Rifiutiamo l’economia dell’odio.
Respingiamo la nostalgia come rifugio.
Difendiamo la dignità dell’altro,
la complessità delle cose,
la profondità della nostra civiltà.
Il futuro non ci aspetta.
Si costruisce.
Insieme. Ora. Con coraggio.
Perché ciò che accade lì, accade — presto o tardi — anche qui.