Trump rilancia sul commercio globale, mentre il DAX corre inarrestabile: i mercati stanno sottovalutando i rischi?
di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico
Tariffe USA: strategia negoziale o inizio di una guerra commerciale?
MONCALIERI.Donald Trump è tornato a battere sul tasto del protezionismo con un annuncio che potrebbe cambiare gli equilibri del commercio globale. Il presidente ha dichiarato l’introduzione di tariffe “reciproche”, un sistema di dazi calcolato sulla base delle barriere che gli altri Paesi applicano ai prodotti americani.
Il principio è chiaro: se l’Europa impone tariffe sulle auto statunitensi, allora gli USA faranno lo stesso con le auto europee. Un concetto che sulla carta sembra semplice, ma che nella pratica apre scenari complessi e rischiosi. Ogni Paese ha un proprio sistema tariffario, fatto di centinaia di codici doganali, sussidi e regolamenti. Raggiungere una piena reciprocità sarà un’impresa titanica, che richiederà mesi di analisi e un alto grado di coordinamento.
Howard Lutnick, il nuovo segretario al Commercio, ha annunciato che i dettagli del piano saranno definiti entro il 1° aprile, momento in cui Trump potrà decidere se e come far scattare le nuove tariffe. La strategia non si limita ai dazi: l’amministrazione americana intende esaminare tutte le barriere non tariffarie, comprese le normative locali e le imposte indirette come la VAT (IVA).
I mercati scommettono sulla diplomazia, ma i rischi restano
Nonostante la minaccia di una nuova ondata di protezionismo, i mercati finanziari hanno reagito con sorprendente compostezza. Questo perché gli investitori vedono nell’annuncio di Trump più una tattica negoziale che una reale dichiarazione di guerra commerciale.
Trump ha già utilizzato questa strategia con successo in passato, negoziando condizioni più favorevoli con Canada, Messico e Cina. L’idea che anche questa volta si possa trovare un compromesso prima che le tariffe diventino realtà è alla base della fiducia attuale dei mercati.
Gli studi sugli effetti delle precedenti tariffe mostrano che i danni potrebbero essere contenuti. Le misure su acciaio e alluminio imposte nel 2018 non hanno causato shock economici negli Stati Uniti, e in alcuni casi hanno addirittura generato un gettito fiscale aggiuntivo senza impattare eccessivamente i prezzi al consumo.
Tuttavia, un sistema tariffario completamente reciproco sarebbe una vera e propria rivoluzione, che metterebbe in discussione i fondamenti del commercio globale basato sulla “nazione più favorita”, un principio in vigore dal secondo dopoguerra. Se l’Europa decidesse di rispondere con ritorsioni commerciali, lo scenario potrebbe peggiorare rapidamente.
Al momento, però, l’impressione dominante è che ci sia ancora tempo per trattare. Ed è proprio questo senso di attesa che sta spingendo gli investitori a non farsi prendere dal panico, ma anzi a concentrarsi su asset rischiosi, tra cui i mercati emergenti e, in particolare, la Cina.
La corsa del DAX: rally sostenibile o bolla speculativa?
Se c’è un mercato che sembra ignorare ogni segnale di rischio, è il DAX, l’indice della Borsa di Francoforte. Da mesi, il listino tedesco continua a inanellare nuovi massimi, sfidando qualsiasi previsione di correzione.
Gli indicatori tecnici sono in ipercomprato da settimane, eppure il DAX non accenna a fermarsi. Perché?
Il motivo non risiede in un miglioramento dei fondamentali economici, bensì in un cambio di posizionamento degli operatori finanziari, che ha scatenato un’ondata di acquisti forzati.
L’inversione dei flussi e il ruolo delle opzioni
Fino alla fine del 2024, i flussi in entrata sull’Europa erano negativi: gli investitori istituzionali, compresi i fondi hedge, vendevano titoli europei per puntare sugli Stati Uniti. Tuttavia, con l’inizio del 2025, qualcosa è cambiato.
Alcuni grandi fondi, soprattutto quelli a gestione tradizionale, hanno deciso di riallocare capitali sull’Europa, attratti da multipli più convenienti rispetto a quelli americani, da una Banca Centrale Europea più accomodante e dalla speranza di una risoluzione del conflitto in Ucraina.
Questa improvvisa inversione ha messo in difficoltà i fondi macro, che basano le loro strategie su modelli di crescita economica. Questi modelli continuano a dire “SELL Europa e BUY USA”, basandosi su indicatori di produttività, tassi di crescita e solidità del mercato del lavoro.
Ma il mercato ha imposto una realtà diversa: i gestori che avevano shortato il DAX si sono trovati costretti a ricoprirsi, ma senza acquistare direttamente l’indice. Hanno preferito farlo attraverso opzioni call e puntando su singoli titoli, come SAP, che ha registrato una performance straordinaria.
Un rally insostenibile? Il rischio di uno storno improvviso
Questa dinamica ha creato un effetto domino: i market makers, che avevano venduto opzioni call ai fondi hedge, si sono trovati costretti a coprirsi acquistando il sottostante, contribuendo ad accelerare il rialzo.
Il risultato è stato un rally che non è sostenuto da una crescita economica reale, ma da acquisti obbligati legati a fattori tecnici.
Oggi, il comparto tecnologico del DAX è più caro del tech americano, con SAP che quota 43 voltegli utili a 12 mesi, una valutazione che comincia a sembrare eccessiva. Se il mercato iniziasse a correggere, il movimento potrebbe amplificarsi rapidamente, portando a una vendita massiccia di opzioni e a una pressione ribassista violenta.
Prospettive: ottimismo giustificato o fragilità nascosta?
Le tariffe e il rally del DAX sono due facce della stessa medaglia: da un lato, un mercato che ignora il rischio protezionistico in attesa di una trattativa, dall’altro, un listino tedesco che continua a correre, trainato più da meccanismi tecnici che da una reale solidità economica.
Se nei prossimi mesi il tema delle tariffe dovesse diventare più concreto e il flusso di acquisti sul DAX dovesse esaurirsi, il mercato potrebbe assistere a un rapido cambio di scenario.
Gli investitori oggi scommettono sul tempo: tempo per negoziare sulle tariffe, tempo per prolungare il rally azionario. Ma quando il tempo si esaurisce, le reazioni possono essere violente. E chi oggi sta comprando per necessità, potrebbe essere il primo a vendere senza esitazione.