LO STATO BISCAZZIERE, IL CUORE SMARRITO E LA SCENA DELLA VITA

Dal gioco d’azzardo alla cultura del discernimento: una riflessione civile, educativa e letteraria su cosa ci salva davvero

di Pietro Bucolìa – Consulente finanziario

Consulente finanziario e narratore economico

Oggi, don Giovanni Zampaglione — sacerdote, amico e voce lucida del nostro tempo — ha condiviso sul web un’immagine potente, che ha acceso in me una riflessione.

Una vignetta essenziale: un cuore e un cervello, in piedi su due steli, osservano a terra un cumulo di rifiuti. Gratta e Vinci abbandonati. Nessun biglietto del teatro.

Il cervello domanda:

“Ti sei mai chiesto perché tra le cartacce trovi tanti Gratta e Vinci e nessun biglietto del teatro?”

Il cuore risponde solo:

“Eh…”

Semplice. Geniale. Cruda.

Ma soprattutto vera.

Oggi, avendo tempo, ho deciso di ripensare a fondo a un tema che conosco bene. Perché lo vivo ogni giorno, tra numeri, relazioni e storie umane.

La realtà che ho toccato con mano

Un po’ di mesi fa, un mio cliente cinese — gestore di sale scommesse e punti gioco — mi ha raccontato scene reali, senza retorica:

stipendi bruciati ancora prima di arrivare, clienti che grattano e sperano, poi tornano, poi insistono, poi cadono.

Anche altri miei clienti, titolari di tabaccherie e rivendite autorizzate, mi hanno parlato con lucidità e onestà dello stesso fenomeno.

E non sono parole di accusa.

Sono grida silenziose di una società che si sta perdendo nel rumore dell’azzardo.

Uno Stato che guadagna troppo, e perde l’anima

Lo Stato — “biscazziere legale”, come qualcuno l’ha definito — incassa cifre impressionanti: oltre 11 miliardi di euro all’anno dalle lotterie, dai Gratta e Vinci, dalle scommesse.

Un fiume di denaro che sembra sostenere bilanci pubblici e progetti sociali.

Ma quale costo nasconde?

Danni sanitari: dipendenze, disturbi psichici, ricoveri.

Danni economici: famiglie sul lastrico, debiti, povertà.

Danni relazionali: solitudini, fallimenti affettivi, isolamento.

Danni educativi: una generazione abituata a pensare che “se gratti, vinci” — e se non vinci, ritenti.

Il tutto legalizzato, incentivato, sponsorizzato.

E mentre lo Stato incassa, la collettività paga in dignità, futuro, e coscienza civile.

Venerdì sera, invece, io ho scelto il teatro

Con mia figlia Benedetta, venerdì scorso siamo andati al Teatro Colosseo a vedere Tootsie — il musical ispirato al film di Sydney Pollack, con Paolo Conticini e Enzo Iacchetti.

Uno spettacolo brillante, ironico, romantico e profondo.

Una parabola contemporanea sull’identità, la verità, e il coraggio di osare nella vita vera.

In quel teatro non c’erano premi da vincere.

C’erano persone che raccontavano l’umano, che mostravano la fragilità, la finzione, l’amore, la confusione, la speranza.

E in platea, io e mia figlia ridevamo, pensavamo, condividevamo.

Il biglietto del teatro non si butta. Ti resta dentro.

Ecco la differenza.

Il biglietto del Gratta e Vinci si grattugia e si getta.

Il biglietto del teatro diventa memoria viva.

Come direbbe Alessandro Manzoni, “il vero è l’utile più grande dell’uomo”.

E niente è più utile, oggi, che un’esperienza che ti ricorda chi sei, e cosa vale davvero.

La vera ricchezza è il discernimento

Anche nella consulenza finanziaria, mi scontro con lo stesso inganno:

chi cerca il guadagno istantaneo, chi vuole “fare il colpo”, chi si lascia tentare dalla scorciatoia.

Ma la vera ricchezza non nasce dall’azzardo.

Nasce dal tempo, dalla cultura, dal pensiero, dalla relazione vera tra chi guida e chi si affida.

Come scriveva Leopardi nello Zibaldone, “la felicità sta nel gusto, non nelle cose; e si è felici perché si ha ciò che piace, non perché si ha ciò che tutti desiderano”.

Il gusto della libertà. Il gusto della verità. Il gusto dell’arte e del pensiero.

Non grattare. Vivi. Pensa. Scegli.

Oggi, da un’immagine, da una memoria e da un’esperienza professionale, nasce questa riflessione.

Che non vuole essere un giudizio.

Ma un appello.

A scegliere ciò che dura, non ciò che promette.

A investire in consapevolezza, non in speranza cieca.

A credere nel tempo ben speso, nel valore costruito, nella cultura come forma di libertà.

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UN PENSIERO DA PORTARE VIA

“Non esiste gratta e vinci che possa sostituire la verità di uno sguardo, la profondità di una scena, il calore di un gesto.

Investire nella cultura, nella relazione, nel discernimento… è l’unica vincita che non si perde per strada.

Perché la vera ricchezza non si gratta. Si vive.”

Pietro Bucolìa