Quando la paura regna sovrana, le occasioni migliori si nascondono dove pochi osano guardare.
di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico
L’intuizione controcorrente
Investire nei mercati emergenti durante una guerra commerciale può sembrare una decisione azzardata. Tuttavia, la storia insegna che proprio nei momenti di massima turbolenza si creano spesso le condizioni per i migliori rendimenti futuri. È il paradosso dei mercati: quando la paura è al massimo, i prezzi tendono a riflettere scenari estremamente pessimisti. E in questi casi, il rimbalzo può sorprendere anche gli investitori più smaliziati.
Il caso 2025: Trump, dazi e un rally inatteso
L’attuale fase politica è dominata dall’agenda tariffaria del Presidente Trump. La narrativa dei dazi ha generato un’ondata di volatilità globale. Molti avrebbero scommesso contro i mercati emergenti, troppo esposti al commercio internazionale e vulnerabili ai contraccolpi. Eppure, dall’inizio dell’anno al 16 maggio, l’MSCI Emerging Markets Index ha guadagnato il 10% in USD, contro un modesto +1,8% dell’S&P 500.
Le ragioni? Molti rischi erano già prezzati, e le azioni emergenti avevano già “pagato pegno” nei mesi precedenti. Per l’azionario statunitense, invece, l’aggiustamento era ancora in corso.
I numeri non mentono: la volatilità come segnale
La reazione dei mercati emergenti non è affatto casuale. Dopo un tonfo iniziale a inizio aprile, l’indice è risalito del 18,4% in poco più di un mese. La storia suggerisce che proprio le fasi di massima ansia – misurate ad esempio dal VIX, il cosiddetto “indice della paura” – abbiano spesso preceduto forti rimbalzi nei mercati emergenti.
Uno studio su 24 anni di dati mostra che, nei 12 mesi successivi ai mesi in cui il VIX ha chiuso sopra quota 40, i mercati emergenti hanno generato mediamente un +64%. Quando il VIX ha superato i 50 punti, il rendimento medio è salito a +69,2%, contro il 34,7% dei mercati sviluppati.
Psicologia del mercato: perché la paura crea valore
Questo comportamento apparentemente controintuitivo si spiega con la dinamica emotiva degli investitori. In presenza di forti turbolenze, le vendite si intensificano, le valutazioni crollano e il sentiment tocca il fondo. Ma spesso, proprio in quel momento, il peggio è già nei prezzi. Chi sa distinguere il valore dal rumore può trovare opportunità significative.
E oggi, cosa aspettarsi?
L’incertezza resta alta. I ripensamenti di Trump sulle politiche economiche generano instabilità quotidiana. Le aziende faticano a pianificare. Una recessione globale non è da escludere. Eppure, proprio in questo contesto, il lungo termine resta l’ancora della razionalità.
Resistere all’ondata di paura è stato utile ad aprile, e lo sarà anche nei prossimi mesi. L’azionario emergente è tuttora sottopesato nei portafogli, e le valutazioni sono ancora appetibili. Chi adotta una strategia selettiva, orientata a società con fondamentali solidi, potrebbe beneficiare in modo significativo quando il clima si stabilizzerà.
Pazienza, metodo e visione: le armi del risparmiatore consapevole
Nessuno sa come finirà la guerra commerciale. Ma una cosa è certa: chi aspetta il “momento perfetto” resterà spesso fuori dai mercati. L’investitore consapevole sa che il tempo e la disciplina sono alleati più potenti della paura. Nei mercati emergenti, dove la volatilità è la norma, la ricompensa attende chi ha il coraggio di vedere oltre il panico.
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