SHOCK DI OFFERTA: L’AMERICA RISCHIA SCAFFALI VUOTI E PREZZI ALLE STELLE

L’inasprimento delle tariffe contro la Cina sta colpendo la supply chain americana, minacciando consumi, occupazione e crescita.

di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico

Il nuovo scenario: tariffe record e crollo delle importazioni

Il rialzo dei dazi statunitensi sulle importazioni dalla Cina, con aliquote fino al 145%, sta innescando uno shock di offerta senza precedenti.

Il volume delle spedizioni cargo è già crollato del 60%, e l’impatto sui consumatori americani è atteso entro poche settimane.

L’effetto a catena sui consumi e sulla logistica

Entro metà maggio, migliaia di aziende — da Walmart e Target fino alle piccole imprese — rischiano di trovarsi di fronte a scaffali vuoti e prezzi in forte aumento.

I settori più vulnerabili sono:

  • Logistica e trasporto merci su gomma
  • Commercio al dettaglio
  • Produzione e distribuzione di beni voluttuari

Sono attesi:

  • Razionamenti di prodotti
  • Aumenti dei prezzi
  • Licenziamenti nel settore logistico e retail

Perché questo shock di offerta è più insidioso di quello causato dal Covid

Durante la pandemia:

  • Il blocco fu improvviso ma temporaneo.
  • La ripresa fu relativamente rapida.
  • Alcuni settori registrarono anni record di vendite.

Oggi, invece:

  • Le carenze derivano da scelte politiche strutturali.
  • L’orizzonte temporale della crisi è molto più lungo e incerto.
  • Il danno economico si aggrava settimana dopo settimana.

Il caso Shein: primi segnali concreti dell’ondata inflattiva

Un esempio tangibile di questo shock di offerta è rappresentato da Shein Group Ltd., che ha aumentato i prezzi negli Stati Uniti fino al 377% in alcune categorie.

Gli aumenti medi registrati sono:

  • Beauty e Health: +51%
  • Home e Kitchen Products: +30%
  • Toys and Games: +30%
  • Women’s Clothing: +8%

Questi rincari non si sono verificati nel Regno Unito o in altri mercati esteri, dimostrando che il fenomeno è direttamente collegato alle nuove tariffe USA.

Le conseguenze economiche più probabili

Gli analisti prevedono:

  • Un rialzo delle stime inflattive già da maggio-giugno.
  • Una contrazione delle importazioni USA del 7% nel secondo trimestre.
  • Un peggioramento dei conti aziendali, sia per l’aumento dei costi di approvvigionamento sia per la perdita di volumi di vendita.

Molte imprese dovranno:

  • Ridurre ordini e cancellare nuove linee di prodotto.
  • Procedere a licenziamenti.
  • Indebitarsi a condizioni più onerose per finanziare gli inventari.

Se la situazione non si normalizzerà rapidamente, anche il back-to-school e il Natale 2025 rischiano di essere compromessi.

Uno scenario da monitorare con attenzione

Il quadro che si sta delineando negli Stati Uniti merita la massima attenzione: l’intensificarsi delle tensioni commerciali, la pressione sui prezzi e il rischio di carenze di prodotti potrebbero innescare effetti duraturi sui consumi e sulla crescita economica.

Saper leggere in anticipo questi segnali è fondamentale per proteggere il valore dei propri investimenti e muoversi con consapevolezza in un contesto globale sempre più incerto.

Se desideri confrontarti su come costruire una strategia di investimento solida e adatta a questi scenari, chiamami per una consulenza personalizzata:

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