SPORT, SPERANZA E PREVENZIONE

Torino, 18 maggio 2025 – Evento promosso da FPRC e UISP Torino, ospitato dal K2. Scienza e cittadinanza si incontrano al K2 per un dialogo aperto sul futuro della salute.

di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico

Un’ora di parole che curano

Domenica 18 maggio 2025, alle ore 11.00, il centro sportivo K2 di Torino ha ospitato l’incontro “Sport e prevenzione oncologica”, promosso dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro (FPRC) in collaborazione con UISP Torino – sportpertutti.

Ad aprire l’evento è stato l’ing. Marco Favella, Presidente del K2, che ha accolto relatori e partecipanti con queste parole:

“Siamo orgogliosi di ospitare un evento così significativo. Il K2 è più di un impianto sportivo: è un presidio di comunità. Oggi dimostriamo che lo sport può essere anche prevenzione, educazione, alleanza con la scienza.”

Quando lo sport diventa medicina preventiva

Il Dott. Gianmarco Sala, Direttore della FPRC, ha sottolineato l’urgenza di una divulgazione capillare, capace di portare la ricerca fuori dai laboratori:

“Prevenire significa agire prima. Significa costruire consapevolezza e responsabilità prima della diagnosi. E questo è un compito culturale, non solo sanitario.”

A seguire, la Prof.ssa Caterina Marchiò, Responsabile della Diagnostica Molecolare dell’Istituto di Candiolo, ha raccontato il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione e nella cura oncologica:

“Lo sport è una forma di cura anticipata. Significa ascoltare il corpo, investire nella qualità della vita e costruire futuro anche quando non si è malati.”

Il modello Candiolo: curare in tempo reale

Durante l’evento è stato illustrato il valore del modello operativo dell’Istituto di Candiolo IRCCS, dove diagnostica e clinica dialogano in tempo reale.

Nei casi di intervento chirurgico, i campioni prelevati vengono analizzati e valutati in meno di 30 minuti, con un confronto diretto tra sala operatoria e laboratorio:

“Siamo come burattinai invisibili che guidano le mani dei chirurghi”, ha spiegato Marchiò. “Aiutiamo a decidere con precisione, rispetto e tempestività.”

Oltre lo sguardo umano: il contributo dell’intelligenza artificiale

Un passaggio chiave ha riguardato il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nella diagnostica oncologica:

“L’IA ci aiuta a vedere ciò che l’occhio umano non riesce a cogliere. È un alleato silenzioso ma potentissimo, che rende ogni decisione più accurata.”

A Candiolo, l’innovazione tecnologica si integra quotidianamente nel processo clinico, migliorando l’efficacia e la personalizzazione delle terapie.

I ricercatori: il cuore invisibile della cura

Particolarmente toccante è stato il momento dedicato ai ricercatori: figure spesso lontane dalla scena pubblica, ma decisive per ogni progresso clinico.

“Non incontrano mai i pazienti, ma li portano dentro ogni esperimento. Senza il loro lavoro, non esisterebbe medicina del futuro.”

È emersa con forza la necessità di sostenere il capitale umano della ricerca, valorizzando chi lavora ogni giorno per migliorare la vita degli altri.

Giovani e speranza: un’energia da accogliere

Grande spazio è stato dedicato ai giovani: ricercatori, studenti, volontari, cittadini. Una generazione che – se accompagnata e responsabilizzata – può essere protagonista reale del cambiamento.

“I giovani hanno il talento della speranza. Quando ricevono fiducia e una causa vera, la trasformano in energia collettiva e futuro possibile.”

Ma per questo serve una rete solida tra terzo settore, mondo profit e istituzioni educative, capace di offrire opportunità concrete e formazione continuativa.

La biobanca: una memoria che salva vite

È stato presentato anche il progetto della biobanca oncologica di Candiolo, tra le più avanzate in Europa. Una struttura in cui ogni campione biologico conservato è una promessa di cura futura, un gesto di fiducia che unisce le generazioni nella lotta contro il cancro.

“Conserviamo oggi per poter curare meglio domani. È un atto di amore scientifico.”

La passione non basta. Ma senza passione non si comincia

L’evento si è chiuso con una riflessione condivisa: la prevenzione è una responsabilità collettiva. La scienza ha bisogno di risorse, ma prima ancora ha bisogno di persone, relazioni, coraggio e ascolto.

“La speranza non si annuncia. Si costruisce, si allena, si abita. In luoghi come questo, dove sport, salute e comunità si incontrano davvero.”