TARIFFE: LA CONFUSIONE È LA NUOVA NORMALITÀ

Instabilità, potere liquido e mercati disorientati: cosa ci raccontano le nuove mosse di Trump su dazi e finanza globale

di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico

Il ritorno del protezionismo: il potere liquido e la logica dell’instabilità

Nel nuovo corso della politica commerciale americana sotto l’amministrazione Trump, la parola d’ordine è una sola: instabilità. Nessuna decisione sembra definitiva, nessuna eccezione è durevole. Il protezionismo si fa largo, ma lo fa con un approccio erratico, tra annunci roboanti e ritrattazioni fulminee, minacce a effetto e concessioni di breve respiro.

È l’espressione più evidente di ciò che potremmo chiamare potere liquido: un potere che non si fonda su regole stabili, ma su decisioni rapide, fluide, spesso contraddittorie. Un potere che non costruisce visione, ma vive di presente. Che non pianifica, ma reagisce.

Come l’acqua, assume ogni giorno una forma diversa — e proprio per questo disorienta chi deve pianificare il futuro.

Il risultato? Un clima da “terra bruciata”, dove interi settori industriali, anziché progettare investimenti e strategie, si rifugiano in un eterno stato di emergenza. Un contesto in cui la fiducia, più che la domanda, diventa la vera risorsa scarsa.

Tech e Pharma: due bersagli strategici

Le nuove indagini del Dipartimento del Commercio su semiconduttori e farmaci, giustificate dalla Section 232 per motivi di sicurezza nazionale, aprono un nuovo fronte nel confronto tariffario globale.

• Il comparto tech, già provato dalla frammentazione post-Covid, ora si trova sotto minaccia di nuovi dazi su chip e apparecchiature. Colossi come TSMC, SK Hynix e ASMLrischiano contraccolpi diretti.

• Il settore pharma, nel mirino per l’importazione di principi attivi e farmaci finiti, teme una spirale di costi crescenti, tagli alla ricerca e carenze nei farmaci salvavita.

Le esenzioni concesse a intermittenza – come nel caso dei dazi del 145% su elettronica dalla Cina – sono solo pause tattiche. L’orizzonte resta pieno di nubi.

Automotive: la strategia del logoramento

Nel comparto auto, l’amministrazione americana sembra testare il limite di resistenza delle imprese:

• Dazi al 25% su veicoli finiti.

• Tariffe sui componenti attive da maggio.

• Possibili sospensioni temporanee non meglio definite.

Ford, GM e Stellantis chiedono deroghe per componenti a basso costo, pur accettando dazi su motori e trasmissioni. Ma il vero problema è l’imprevedibilità. Nessuno sa che direzione prenderà la Casa Bianca.

Le stime? Fino a 30 miliardi di dollari di impatto diretto sui consumatori USA nel primo anno.

L’illusione della visibilità

In questo scenario, le aziende faticano persino a fornire guidance sensate:

• Le previsioni su ricavi, margini e crescita diventano azzardi.

• Gli analisti ascoltano solo una parola: “visibilità assente”.

• E quando manca la visibilità, il mercato non paga multipli elevati.

Senza una narrativa stabile, il mercato tira indietro la mano. Aspetta. E punisce l’incertezza.

Mercati schizofrenici: tra call e put

Gli operatori sono in balia del sentiment:

• Acquisti frenetici sulle call in prossimità dei massimi.

• Crescita marcata delle put vicino ai minimi.

Una corsa costante dietro un mercato che sfugge. I dati parlano chiaro:

• L’indicatore di sentiment calcolato da Deutsche Bank (DBK) è ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni. In parole semplici: non si registrava un pessimismo così diffuso tra gli investitori da due decenni. È un segnale forte, che riflette un’ansia sistemica, non episodica.

• Anche l’indicatore di Goldman Sachs conferma il quadro: è ben al di sotto della sua media storica. In statistica si dice che si trova “una deviazione standard sotto la media”: vuol dire che la fiducia è molto più bassa del normale, in una zona che si verifica raramente.

Questo può indicare:

una preoccupazione reale e giustificata, oppure

un eccesso di pessimismo, che talvolta anticipa una possibile inversione.

Anche le macchine si ritirano

Non solo i gestori discrezionali sono più cauti. Anche le macchine si stanno tirando indietro:

• I fondi hedge hanno ridotto la net leverage.

• La gross exposure è scesa dal 300% al 260%.

• I CTA hanno iniziato a liquidare posizioni azionarie.

Il risultato è un’operatività contratta, nervosa, sempre più attendista.

La risposta: architettura e diversificazione

In questo contesto serve un progetto, non un rimedio. Serve un’architettura patrimoniale robusta, che distribuisca il rischio in modo intelligente:

Diversificazione settoriale, selezionando comparti meno esposti: utilities, ristorazione, consumo interno.

Diversificazione geografica, pur con la consapevolezza che una frenata americana colpisce anche altrove.

Stock picking professionale, per chi ha strumenti e competenze. Per gli altri, meglio affidarsi.

Come ricordava Italo Calvino, “la leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Una buona strategia patrimoniale fa proprio questo: alleggerisce l’incertezza.

Risparmiatori: cosa fare e cosa evitare

In contesti come quello attuale, è facile per il risparmiatore medio cadere nella trappola dell’emotività. La tentazione di vendere tutto nei momenti di panico, sospendere gli investimenti o inseguire il “titolo del momento” è forte — ma spesso controproducente. Il rischio più grande, infatti, non è il ribasso dei mercati, ma l’assenza di una strategia.

La prima cosa da evitare è reagire di impulso: vendere in perdita o interrompere i piani di accumulo può compromettere risultati costruiti nel tempo. Il secondo errore è inseguire i movimenti di breve periodo, quelli che illudono ma raramente premiano.

Al contrario, ciò che funziona è ciò che sembra noioso: diversificare beneinvestire con continuitàragionare in ottica di lungo periodo. I PAC aiutano a mediare i costi di ingresso, riducendo l’impatto della volatilità.

E soprattutto: mai sottovalutare il valore di un confronto professionale. Affidarsi a un consulente finanziario iscritto all’OCF, che lavora con metodo e responsabilità, può fare la differenza tra l’insicurezza e la serenità.

Perché alla fine, come abbiamo detto: futtatindi… ma solo dopo aver costruito bene.

Futtatindi (ma solo dopo aver costruito bene)

Nel pieno della confusione tariffaria, con mercati che oscillano e politiche economiche imprevedibili, il rischio è quello di farsi travolgere. Ogni giorno una nuova notizia, una nuova minaccia. E ogni volta la tentazione di reagire.

Ma la verità è che l’unico vero vantaggio è avere una strategia già solida, pensata prima, non durante.

Una cattedrale patrimoniale costruita per resistere alle tempeste, non per ballare con ogni folata di vento.

E allora, se hai fatto bene le tue scelte… futtatindi.

Sì, proprio così: futtatindi.

Non con superficialità, ma con lucidità.

Non per ignorare i problemi, ma per non farsi comandare dalla paura.

Non per restare immobili, ma per non muoversi a vuoto.

Perché se hai diversificato con criterio, se hai definito obiettivi realistici e metodi rigorosi, puoi anche permetterti il lusso di lasciar perdere il rumore e restare fedele al progetto.

Futtatindi, ma con una testa pensante.

Futtatindi… ma solo dopo aver costruito bene.

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Parliamone insieme, senza impegno. Costruiamo oggi la tua cattedrale patrimoniale, a prova di incertezza.

Pietro Bucolia

Consulente finanziario & narratore economico

Cell: 335 528 6459 | Tel: 011 640 3250

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