UNA “BEAUTIFUL” TAX BILL CHE POTREBBE COSTARE CARA

Trump lancia una riforma fiscale espansiva e spettacolare: sgravi, incentivi e promesse di crescita. Ma dietro il nome patinato si nasconde il rischio di un deficit fuori controllo.

di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico

Una manovra ambiziosa con molte promesse

La recente proposta di riforma fiscale del presidente Trump, denominata One Big Beautiful Bill Act, si presenta come un potente strumento per rilanciare l’economia americana. Almeno nelle intenzioni. Il pacchetto prevede una serie di tagli ed esenzioni fiscali destinati a imprese, famiglie e lavoratori, con l’obiettivo di incentivare consumi, investimenti e produzione interna.

Ma sarà davvero così “beautiful” come annunciato?

SALT quadruplicato: vantaggi per i redditi medio-alti

Uno dei punti centrali della proposta è l’ampliamento del tetto per la deduzione delle tasse statali e locali (SALT), che passa da $10.000 a $40.000. Una misura che favorisce in particolare i contribuenti residenti in stati con alta pressione fiscale, come New York e California, e che punta a stimolare il mercato immobiliare e i consumi delle famiglie più abbienti.

Esenzioni per lavoratori a basso reddito

Tra le misure più popolari spicca l’esenzione fiscale, fino al 2028, su mance e straordinari per i lavoratori a basso reddito. Viene inoltre reintrodotta la deduzione fiscale sugli interessi dei prestiti auto. Si tratta di provvedimenti che aumentano il reddito disponibile nelle fasce più vulnerabili e rilanciano settori chiave come ristorazione, retail e mercato automobilistico.

Tagli alla spesa sociale: un rischio per i più fragili

Dal lato opposto, la legge prevede una stretta sulla spesa pubblica: anticipa al 2026 i nuovi requisiti lavorativi per accedere a Medicaid e riforma i buoni alimentari, con un risparmio stimato di 300 miliardi di dollari. Le nuove regole impongono agli Stati maggiori contributi e innalzano l’età lavorativa per i beneficiari da 54 a 64 anni. Il rischio? Un impatto negativo sulla sanità, sul potere d’acquisto e sui consumi essenziali.

Agevolazioni alle imprese e penalizzazione degli atenei

Per le imprese, la riforma introduce la deducibilità degli interessi sul debito aziendale basata sull’EBITDA, favorendo in particolare settori come private equity e real estate.

Di contro, le università private subiscono un drastico aumento della tassazione sugli endowment: l’aliquota passa dall’1,4% fino a un massimo del 21% per istituzioni come Harvard e MIT. Un taglio netto alle risorse per ricerca, innovazione e sviluppo accademico.

Addio incentivi green, via libera ai fossili

Sul fronte energetico, la Beautiful Bill elimina dal 2026 il credito fiscale per l’acquisto di veicoli elettrici e riduce drasticamente gli incentivi alle rinnovabili dal 2029. Al contrario, vengono potenziati i permessi di estrazione di petrolio, carbone e gas, con oltre 4 milioni di acri concessi per l’attività estrattiva.

Misure sparse e segnali politici

Tra le misure aggiuntive si segnalano:

  • Tassa del 3,5% sulle rimesse degli immigrati
  • Bonus fiscale di $4.000 per anziani con redditi inferiori a $75.000
  • “Trump Accounts”: conti dedicati ai minori con possibilità di versare $5.000 annui
  • Deduzione integrale degli investimenti industriali effettuati durante il mandato presidenziale

Un mix di provvedimenti che guarda contemporaneamente ai lavoratori, agli imprenditori e all’elettorato conservatore.

Ma chi paga il conto?

Il nodo cruciale resta il bilancio pubblico. Le agevolazioni fiscali, combinate con la riduzione della spesa sociale, generano un ampliamento del deficit federale. Moody’s ha già reagito abbassando il rating degli Stati Uniti, segnalando come insostenibile la traiettoria attuale del debito nel medio periodo.

FED, ultima speranza del sistema?

A meno di miracoli economici, il rischio è che gli investitori inizino presto a temere per la sostenibilità del debito USA. Ciò comporterebbe:

  • Aumento dei rendimenti obbligazionari
  • Maggiore costo dei mutui per le famiglie
  • Minore margine operativo per le imprese
  • Riduzione di consumi e investimenti

A quel punto, Trump potrebbe essere costretto a mantenere alte le tariffe doganali per far cassa, alimentando un’ulteriore spirale inflattiva.

L’unica via d’uscita? Una Fed più flessibile

C’è una possibile scorciatoia: alzare temporaneamente il target d’inflazione della Fed, portandolo al 3%. Questo permetterebbe un immediato taglio dei tassi d’interesse, alleggerendo i costi del debito e dando respiro a consumi e investimenti. Una mossa discussa da mesi, che potrebbe trasformare la Beautiful Bill da rischio sistemico a leva di crescita. Ma solo se la Fed ci starà.

CARA “BEAUTIFUL”, LA REALTÀ NON È UN TELEFILM

Sotto la sceneggiatura scintillante di questa grande riforma fiscale si cela una trama ben più complessa. Tagli, incentivi e slogan ad effetto non bastano a sostenere l’economia quando i fondamentali scricchiolano. Il rischio che la Beautiful Bill si trasformi in una soap opera dai toni drammatici è concreto: mercati nervosi, debito in crescita, tassi d’interesse in bilico. E ancora una volta, toccherà alla Federal Reserve riscrivere il finale.

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