Dalla Casa Bianca alle miniere ucraine, tra carezze a Putin, dazi, dollaro svalutato e il nuovo teatro del potere americano.
di Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico
Una serata a Moncalieri. Trenta voci, un tema: la turbolenza dei mercati
Ieri sera, al ristorante Elefante Bianco di Moncalieri, ho tenuto un seminario con una trentina di persone.
Si è parlato di mercati turbolenti, ma anche di fiducia, metodo, visione. Abbiamo approfondito con dati storici alla mano come i mercati premiano sempre gli investimenti gli investimenti pazienti. E come lo zapping finanziario non è forse l’arma vincente per affrontare con successo i mercati finanziari.
Questo articolo nasce da quelle riflessioni.
Non è solo un’analisi geopolitica. È un tentativo di orientamento. Un grazie speciale al collega Claudio Cerrato per i suo contributo ed il dialogo molto apprezzato con gli investitori presenti sulla politica dei dazi e gli effetti sui mercati e l’economia globale. In questo articolo esprimo un accenno sulla mia visione sull’attualità economica e su come affrontare i mercati alla luce della letteratura e della storia finanziaria e si miei colloqui quotidiani con risparmiatori, investitori e specialisti dell’asset managment.
Il dollaro non parla più da solo
Negli ultimi 18 mesi il debito americano ha superato i 34 trilioni di dollari.
Invece di tagliare la spesa o alzare le tasse, la strategia è più antica e silenziosa: svalutare.
Il dollaro resta forte, ma non parla più da solo.
Si compra tempo, non fiducia.
Chi ha risparmi in valuta forte riceverà tutto… ma con meno potere reale.
Dazi: il fisco nascosto del populismo
Dal 2018 ad oggi, gli Stati Uniti hanno imposto dazi su oltre 550 miliardi di beni cinesi.
Dichiarati come difesa nazionale, funzionano come tasse mascherate.
I prezzi salgono. Le aziende soffrono. Lo Stato incassa.
E il consenso cresce, nel nome dell’“America First”.
Trump e Zelenskyy: lo scontro alla Casa Bianca
28 febbraio 2025. Trump riceve Zelenskyy nello Studio Ovale.
Si attende un accordo sulle terre rare ucraine. Ma va in scena un litigio.
“State giocando con la Terza Guerra Mondiale.”
“Non sono venuto qui a giocare a carte.”
Il contratto da 500 miliardi salta. Zelenskyy se ne va.
Tre giorni dopo, accetta condizioni peggiori.
L’Ucraina passa da alleata a pedina.
Carezze a Putin, abbracci a Netanyahu
Trump allontana Kiev e ammicca a Mosca.
Rassicura Israele. Accoglie Netanyahu.
La geopolitica americana si fa affarista.
Conta chi serve, non chi ha ragione.
La Cina colpisce in silenzio
Pechino risponde: blocco selettivo delle terre rare.
Il 90% della raffinazione globale è sotto il controllo cinese.
Basta un decreto per fermare l’industria tech e difensiva USA.
Nessun missile. Nessuna provocazione. Solo strategia.
Il boomerang del cowboy
Trump rilancia con nuovi dazi. Ma l’onda torna indietro:
aumentano i costi, calano gli scambi, rallenta l’industria.
Il Far West economico presenta il conto.
Berlino rompe il silenzio: un riarmo da centinaia di miliardi
Per anni, la Germania è rimasta prudente.
Ma oggi il Bundestag ha varato un piano epocale:
tra 1.000 e 1.500 miliardi di euro in dieci anni, per difesa e infrastrutture.
Non è solo riarmo.
È una nuova postura europea.
Il freno costituzionale al debito viene sospeso. Nascono fondi straordinari.
La Germania non vuole più solo esportare beni.
Vuole esportare stabilità. E forse garantirla con la forza.
Da Biden a Trump: l’interesse batte il valore
Con Biden, l’Ucraina era una frontiera morale.
Con Trump, una miniera da sfruttare.
I valori si dissolvono. Gli interessi diventano centrali.
L’Occidente si è fatto silenzioso
Non guida più. Valuta.
Non protegge. Concede.
L’Occidente non è più garante, ma prestatore e predatore di risorse.
Dopo l’inverno, arriva sempre la primavera
C’è una verità che resiste:
il capitale investito nell’economia reale, in modo diversificato e con metodo, crea valore nel tempo.
Anche nelle crisi. Anche nei cambi d’epoca.
Perché il lungo termine fa miracoli.
Ma non basta fare soldi.
Bisogna creare valore. E bisogna creare valori.
Per l’umanità. Per le generazioni future.
Questo è l’Occidente che mi piace.
Ed è l’antenato che vorrei diventare.
Che antenati vogliamo diventare?
E l’Italia? Che postura vuole avere nel mondo che cambia?
Chiamami. Costruiamo.
Pietro Bucolia – Consulente finanziario e narratore economico
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